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"TUTTO CHIEDE SALVEZZA": L’INTENSITÀ DELLA SOFFERENZA E LA POTENZA DELLA CONDIVISIONE

Immagine del redattore: bottalicostefaniabottalicostefania

"Tutto chiede salvezza" è un libro autobiografico di Daniele Mencarelli, da cui è stata tratta l'omonima serie TV su Netflix. Il romanzo, pubblicato nel 2020, ha vinto il Premio Strega Giovani e racconta l'esperienza di Mencarelli durante una settimana di Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO).

Daniele, un ventenne ipersensibile, si risveglia in un reparto psichiatrico e si ritrova a fare i conti con le sue paure più profonde, circondato da altri pazienti che condividono, ciascuno a suo modo, il peso della propria sofferenza.

La serie TV segue fedelmente il percorso di Daniele, mostrando la sua evoluzione emotiva, ma espande la narrazione nella seconda stagione, dove il protagonista deve affrontare nuove sfide personali e professionali.

La serie esplora in modo delicato e realistico temi profondi legati alla salute mentale, come lo stigma, l’isolamento e la ricerca di un senso di appartenenza. Mette in luce la vulnerabilità umana e, soprattutto, l'importanza delle relazioni come strumento di guarigione.


Questi temi mi sono particolarmente cari, poiché ho avuto l’opportunità di lavorare come specializzanda psicoterapeuta in un SPDC di un ospedale milanese, un'esperienza che ha toccato profondamente il mio modo di essere terapeuta.


L'esperienza nel SPDC: un incontro con la sofferenza reale


Il lavoro in SPDC è stato, per me, un momento cruciale sia dal punto di vista professionale che emotivo. Essere giovane e inesperta mi ha portato inizialmente ad assumere una posizione di ascolto e osservazione. In quel reparto, ho incontrato pazienti disorientati, spaventati, arrabbiati e spesso sconnessi dalla realtà. Il clima cercava di essere rilassato, ma bastava uno sguardo, un gesto per far esplodere la calma apparente, e le modalità con cui venivano gestiti quei momenti non erano sempre condivisibili per me.


Questa esperienza ha contribuito a farmi comprendere meglio la complessità della sofferenza psichica e mi ha insegnato a guardare oltre i comportamenti, verso le storie e i sentimenti dietro ogni paziente. Mi ha anche aiutato a sviluppare una maggiore empatia, una qualità che ho poi potuto coltivare ulteriormente grazie alla mia esperienza di 18 anni in un'associazione che si occupa di salute mentale, prima come volontaria e poi come formatrice e supervisore.


La potenza dell’empatia e della condivisione


In quell'associazione, ho avuto il privilegio di lavorare a stretto contatto con persone che soffrono di disagio psichico e con i loro caregiver, spesso invisibili e altrettanto sofferenti. Ho scoperto la forza della condivisione attraverso i gruppi di auto mutuo aiuto, in cui le persone possono raccontarsi senza paura di essere giudicate, trovando conforto e sostegno reciproco. La condivisione non è solo uno scambio di esperienze, ma un vero e proprio strumento di guarigione, che crea legami profondi e significativi.


In "Tutto chiede salvezza”, i legami che Daniele instaura con gli altri pazienti diventano un'ancora di salvezza per tutti loro. Questo processo di empatia e condivisione rispecchia ciò che ho visto accadere nei gruppi di auto mutuo aiuto: attraverso l’ascolto e il supporto reciproco, le persone imparano a dare un nuovo significato al proprio dolore, trovando la forza per andare avanti.


Empatia come strumento terapeutico


L’esperienza in SPDC e il lavoro nell’associazione mi hanno insegnato che l’empatia è fondamentale nel mio ruolo di terapeuta. Non si tratta solo di ascoltare, ma di entrare in sintonia con le emozioni dell’altro, offrendo uno spazio di comprensione autentica e non giudicante. Come ho visto accadere in "Tutto chiede salvezza", dove Daniele impara che non è solo nelle sue lotte, anche nella mia pratica quotidiana ho osservato che la vera guarigione avviene quando ci si sente ascoltati e compresi. È nella relazione umana, nell’empatia e nella condivisione che risiede il vero motore del cambiamento.


“Tutto chiede salvezza” esplora in profondità il dolore umano, ma anche la possibilità di trasformarlo in crescita grazie alle relazioni significative. La mia esperienza in SPDC e nel lavoro con i gruppi di auto mutuo aiuto ha confermato che la condivisione e l’empatia sono gli strumenti più potenti che abbiamo per affrontare la sofferenza e trovare una via di salvezza.



“Un uomo che contempla i limiti della propria esistenza non è malato, è semplicemente vivo. Semmai è da pazzi pensare che un uomo non debba mai andare in crisi.” - Daniele Mencarelli


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